Esce il libro Albori. Don Giussani nel Sud America di lingua spagnola 1973-1987. Il lungo titolo precisa la portata della ricerca, che intercetta, segue e annoda i tanti fili che hanno dato forma alla spinta di Comunione e Liberazione, il movimento di don Giussani, verso l’America Latina, e ai suoi primi passi. Ne risulta un affresco dove emergono figure (nella foto di proprietà del Centro culturale di Forlì don Francesco Ricci), pubblicazioni, reti di amicizie, grandi eventi politici ed ecclesiali che accompagnano le visite di Giussani nel Nuovo Mondo. Un periodo storico relativamente recente, dunque, che ha richiesto all’autore del libro il ricorso a persone tutt’ora viventi (oltre un centinaio), senza trascurare articoli, corrispondenze, appunti e memorie sconosciute sino al momento o poco conosciute.
Di seguito pubblichiamo la prefazione al libro di Lucio Brunelli.
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(Lucio Brunelli). Era il 1960 e in quell’anno le cose stavano andando molto bene per don Giussani. L’esperienza di Gioventù studentesca, la sua creatura, conosceva la stagione di massima espansione nelle scuole di Milano ed era guardata con la massima benevolenza dal suo vescovo, il cardinale Giovanni Battista Montini. Eppure, proprio in quell’anno, don Giussani sogna di lasciare l’Italia e di partire come missionario in Brasile insieme a un gruppetto di ragazzi e ragazze di Gs.
È una pagina poco nota della biografia di Giussani. Lui stesso non ne ha parlato mai in pubblico, ma questa sua segreta intenzione, di lasciare Milano e partire missionario per l’America latina, è certa e ben documentata. In una lettera inviata al vescovo di Belo Horizonte, il 9 marzo 1960, il sacerdote di Desio scrive: “Da molti anni pure io desidero dedicarmi a una Chiesa più bisognosa di quella milanese: ho 38 anni, ho insegnato dogmatica nel seminario di Venegono e teologia orientale nella facoltà di teologia ivi eretta, e ancora insegno apologetica ai sacerdoti del ‘quinto anno’. Se Vostra Eccellenza non mi rifiutasse intenderei proporre a Sua Eminenza il cardinale Montini questa soluzione concreta… Mi permetto chiedere a Vostra eccellenza se sarà possibile per me e per i miei giovani realizzare proprio con Lei questo progetto cui da tanti anni ormai ci stiamo preparando…”.
Il desiderio di partire missionario nasce nel clima effervescente dei primi anni di Gs, caratterizzati da un’apertura al mondo e da un respiro universalista. Giussani insiste con i ragazzi che solo il “mondo intero” è l’orizzonte del cristiano e “chi lavora senza questo ideale potrà essere accanitamente onesto, riccamente asceta, magari eroico, ma non cristiano vero”. Il primo grande convegno pubblico di Gs, a Milano, il 31 gennaio 1960, ha per titolo “Vivere le dimensioni del mondo”; fra i relatori figura Giorgio La Pira, tra gli studenti giessini prendono la parola Giorgio Feliciani e Pigi Bernareggi.
Chissà che forma avrebbe preso l’esperienza cristiana iniziata da Giussani – viene da chiedersi – chissà se mai sarebbe nato perfino il movimento di Comunione e liberazione come lo conosciamo adesso, se all’inizio degli anni Sessanta egli avesse ottenuto il permesso di intraprendere in prima persona l’avventura missionaria che desiderava vivere in America latina…
Il permesso evidentemente non arrivò. Ma l’11 agosto 1960, pochi mesi dopo l’invio della citata lettera, vediamo un don Giussani emozionatissimo salpare a bordo di una nave commerciale, la Delphic Eagle, alla volta del Brasile, per verificare in prima persona la fattibilità di una spedizione missionaria di alcuni dei suoi giovani nella zona di Macapá dove il santo imprenditore Marcello Candia, suo amico, intendeva costruire un ospedale per la povera gente. L’anno successivo, il 1961, ecco Giussani di nuovo al porto di Genova, salutato da una piccola folla di amici, imbarcarsi su un bastimento con rotta ancora verso il Brasile: destinazione Belo Horizonte, con i suoi infuocati tramonti diventati poi leggendari nella storia del popolo di don Giussani.
Era l’inizio di una presenza missionaria che, negli anni successivi, in forme diverse, si sarebbe estesa ad altri paesi dell’America latina. Una storia poco conosciuta. Ora ci viene raccontata dal giornalista Alver Metalli in questo libro che si presenta come una edizione aggiornata di Tierra prometida, pubblicato nel 2023. L’autore amplia con episodi inediti la prima parte e ne aggiunge una seconda ricca di nuovi dettagli che coprono un arco temporale più ampio, dal 1984 al 1987 e accenna più corposamente ai paesi di lingua spagnola toccati da don Giussani in quegli anni, ossia Cile, Paraguay, Uruguay e Perù.
Il racconto parte dall’Argentina. Una decina di giovani monache trappiste provenienti dal convento di Vitorchiano nel Lazio e cresciute alla scuola spirituale di don Giussani, sbarca a Buenos Aires e diventa il nucleo fondante di una nuova abbazia, dedicata alla Madre di Cristo, nella pampa profonda. È il 1973. Pochi mesi dopo il loro arrivo le suore ricevono la visita di don Giussani che tornerà a trovarle anche l’anno successivo, indicandole come esempio “missionario”.
Fatta esclusione del Brasile, la fitta serie dei viaggi latinoamericani di Giussani vede l’Argentina al primo posto (7), seguita da Cile (4), Paraguay (3), Perù (1) e Uruguay (1). L’ultimo viaggio avverrà in Brasile, nel 1992. Dopo quella data le condizioni di salute non gli consentirono più di affrontare voli transoceanici.
Alver Metalli ogni tanto deve smettere i panni dello storico per indossare quelli del testimone di eventi narrati. Questo libro è anche in qualche modo l’autobiografia del suo autore. La storia di riviste come Il Sabato, 30Giorni, Incontri, Nexo, Esquiú, che lo videro protagonista, è intrecciata alla storia di Comunione e Liberazione nel continente latino-americano.
La storia raccontata si ferma agli anni Ottanta. Ma la vita di Alver è continuata. Da giornalista impegnato, anche per Radio Rai, fino alla scelta di vivere la sua vocazione cristiana nelle “città della miseria” argentine. Esperienze – questa e numerose altre vissute senza clamore in Perù, Messico, Colombia, Brasile, America Centrale… – nelle quali si coglie ancora l’eco di quella passione di comunicare il Vangelo di Cristo che oltre sessant’anni fa spingeva don Giussani a sognare un suo futuro come missionario in America latina.







