Written by 10:38 am Articoli e interviste-Notas y entrevistas

La spora e la zolla

Mentre segnalo che da questo momento il libro Albori. Don Giussani nel Sud America di lingua spagnola 1973-1987 è disponibile anche in formato E-book in versione Pdf ed Epub, e in formato Kindle in Amazon, pubblico sul blog il capitolo finale in cui ringrazio chi ha reso possibile la ricerca ed esprimo alcune personalissime considerazioni su di essa.

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(Alver Metalli). Sono veramente molte le persone da ringraziare a lavoro concluso. La lista completa è nella pagina delle fonti orali, dove elenco i tanti che con i loro ricordi e i materiali apportati hanno permesso di scrivere queste pagine. Qualche menzione a parte è doverosa. Il libro che consegniamo alle stampe si è avvalso della collaborazione di Silvina Premat, ex giornalista del quotidiano argentino La Nación, della professoressa Águeda Courreges, insegnante e storica, e di Eugenio Andreatta, responsabile comunicazione del Meeting di Rimini. Aggiungo a quelli menzionati i nomi del sacerdote Enrique Serra e della giornalista Verónica Pando, che hanno collaborato entrambi alla parte dedicata ai viaggi di don Giussani in Argentina del 1985, ‘86 e ‘87. Una felice coincidenza ha voluto che interpellassi Javier Restán proprio nel momento in cui stava rovistando negli archivi dell’Associazione Methol Ferré di Montevideo strappandogli, forse, alcune primizie della sua ricerca. Mi sono ampiamente avvalso della memoria e delle memorie di Francisco Piñón, Carlos Bruno e signora, Alicia del Gesso, moglie di Fabio Bellomo, “il caso zero” di queste pagine. Inestimabile l’apporto di madre Cecilia Chemello, del monastero argentino di Hinojo, da cui – se vogliamo fissare un momento sorgivo – prende le mosse l’avventura argentina di Comunione e Liberazione.

Ho scomodato Aníbal Fornari, docente a Santa Fe, e i suoi vicini della città di Paraná, il cardinale Estanislao Karlic e la sua stretta collaboratrice Haydée Copati. Sul lato brasiliano ho consultato i sacerdoti Giancarlo Petrini e Vando Valentini, in Brasile da molti lustri, e Rosetta Brambilla, da mezzo secolo in una favela di Belo Horizonte. Durante la ricerca ho avuto l’opportunità di avvalermi del materiale raccolto da Marina Massimi e Olívio Pereira sugli inizi di Comunione e Liberazione in Brasile con relative incursioni degli iniziatori sul versante argentino. Devo ricordare con riconoscenza l’apporto dei fratelli Alejandro, Leonardo e Leticia Marius, figli d’arte di Luis Enrique, un eroico passato da sindacalista, prematuramente scomparso nella sua Venezuela d’adozione, nonché quello di Nazario Vivero, amico fraterno del dirigente della centrale sindacale latino-americana.

I fatti che interessavano l’Uruguay, molti ed importanti in questa storia, li ho verificati con Elbio López, che in queste pagine ricorre come protagonista e testimone allo stesso tempo, e Marcos Methol Sastre, figlio primogenito di Methol Ferré, oggi a capo dell’Associazione omonima che ne salvaguarda la memoria e il pensiero, di cui è parte anche il professor Ramiro Podetti, che non ho mancato di consultare. La straordinaria concentrazione di figure in Uruguay mi ha portato infine a Luis Vignolo, che mi ha parlato lungamente del padre Horacio. Lo sconfinamento in Cile ha trovato la solidarietà immediata di Bolívar Aguayo e quella di Gustavo Alliende, fratello di Joaquín, a cui dedico alcune pagine. Altri cileni si sono aggiunti per documentare gli anni a seguire, tutti nominati nella sezione delle fonti orali. Il passaggio in Paraguay l’ho fatto in compagnia di Cristian Cantero, un passato da giornalista che per ciò stesso ha reso più agevole la ricerca di fonti e la loro elaborazione. Il Perù è presente con i nomi riportati alla fine di questo lavoro, che sarebbe superfluo anticipare.

Un ringraziamento particolare lo devo a Guzmán Carriquiry che in questo mezzo secolo trascorso in Vaticano, oltre ad aver servito cinque pontefici, ha trovato anche il tempo per guidare i miei passi in America Latina. Le memorie da lui scritte e tutt’ora inedite, hanno gettato luce su episodi molto significativi che hanno a che vedere con “la spinta” che ha portato Comunione e Liberazione verso l’America Latina. Devo poi ringraziare tutti quelli che a distanza di molti anni hanno rimesso in gioco la propria memoria: Fausta Armandi, l’innesco del “caso zero”, il professor Rocco Buttiglione, nella duplice veste di protagonista e testimone, Massimo Borghesi, Emilia Smurro, Robi Ronza, Mariagrazia Russo, storica segretaria di Incontri, tutti debitamente citati nel corso di questo racconto.

I testi scritti che sostengono e danno fondamento a tante affermazioni sono elencati a fine libro con tutti i riferimenti bibliografici necessari per rintracciarli, anche se un buon numero appartiene a persone singole che me li hanno mostrati o fotocopiati solamente in funzione della ricerca che stavo conducendo.

I molti anni in America Latina giocano brutti scherzi alla lingua, soprattutto scritta. Perciò, al fine di renderla più sicura, mi sono rivolto a tre amici che ringrazio di cuore: Ciro Picciano, Lucio Brunelli e Francesca Casaliggi, che oltre a rileggere il testo ha curato la redazione di alcune note.

Ho cercato di verificare con scrupolo date, circostanze e dettagli del contesto storico in cui si muovono i personaggi di questa epopea latino-americana. Nell’ultimo capitolo, intitolato Gli albori, ho riferito, spero con onestà, processi ancora in corso.

Non è stato facile.

La distanza temporale dall’epicentro degli eventi raccontati è molta e non escludo che ci possano essere inesattezze e lacune. É il grande limite degli scritti su dinamiche ancora in corso; scritti che, proprio per questo, talora non corrispondono totalmente alla buona volontà di chi li redige. Ma tant’è, come dicevo introducendo la ricerca, ho obbedito ad una spinta interiore ed al cumulo di memorie stimolate dalla ricorrenza dei cento anni dalla nascita di don Giussani, il 15 ottobre 1922, e dall’ingresso della causa di beatificazione che lo riguarda nella fase testimoniale a carico dell’arcivescovo di Milano Mario Delfini. Il desiderio adesso non più nascosto di chi scrive è che quando il libro sarà pubblicato la causa sia nelle vicinanze dell’ormeggio naturale.

Da don Giussani è nata una storia che ha attraversato l’oceano ed è approdata sulle sponde di una terra fertile, che nel tempo è diventata anche la mia. Un po’ come quelle spore trasportate dal vento che percorrono distanze impensate e si radicano nelle zolle più impreviste e più improbabili dando origine a boschi rigogliosi. In questo senso non credo che Comunione e Liberazione possa avere una data di inizio ufficiale in questa terra o, perlomeno, credo che l’inizio non sia separabile dal contagio della vita di don Giussani dal momento in cui lui stesso ha messo piede in America Latina nel lontano 1973, con tutti quelli che lo hanno dapprima accompagnato e poi seguito. Non credo neppure che possa essere racchiusa nel perimetro delle forme consolidate nella tradizione del movimento, soprattutto in Italia, poi trapiantate in America Latina. Anzi, faccio mio l’auspicio di papa Francesco a «trovare i modi e i linguaggi adatti perché il carisma che don Giussani vi ha consegnato raggiunga nuove persone e nuovi ambienti, perché sappia parlare al mondo di oggi, che è cambiato rispetto agli inizi del vostro movimento».

Ho proceduto alla tessitura dell’arazzo storico con un entusiasmo rinnovato ad ondate dalla scoperta di fatti nuovi, e con una certa ironia per i limiti da subito percepiti per un lavoro che si andava allargando in maniera incontrollabile imboccando decine di direzioni non previste. Ma devo anche dire di non aver coscientemente trascurato nulla. Dovevo inoltre onorare un debito con chi non c’è più, i tanti amici che leggeranno queste pagine dal Cielo con più magnanimità di quanta possa avere chi le ha scritte e chi le leggerà in questa terra. C’è sempre qualcosa che sfugge agli intenti ordinatori, agli sforzi di dissotterrare ricordi, al lavoro per sistematizzare nessi. È giusto averne coscienza per non incorrere nella presunzione di pensare, e dire, che non c’è più altro da scrivere e da ricercare sugli anni che costituiscono l’oggetto di questo racconto. Per quanto accurata sia una narrazione, una volta distesa su di un foglio, ci si accorge che abbisogna di integrazioni, di dettagli, di altre mani che la completino dove essa inciampa, di volontà ulteriori che la prolunghino oltre i limiti e l’epilogo prescelto. Benvenute siano le precisazioni, le correzioni e le integrazioni. Altri, se vorranno, potranno anche estendere nel tempo il segmento indagato e allargarlo ad altre aree geografiche qui appena sfiorate. Chi scrive, non pensa di procedere oltre. Ci vorrebbero ragioni solide che al momento non vede. Non può escludere invece una nuova futura edizione. Pertanto, chi vorrà segnalare inesattezze, mancanze ed omissioni, o arricchire qualche passaggio narrativo, è benvenuto. Non ha che da scrivermi ([email protected]).

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