Misericordia, un argine al male sociale

La misericordia come “ultima reazione efficace contro la potenza del male” è il centro di questa bella riflessione tratta dal libro Non avere paura di perdonare”.

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(Alver Metalli-Andrea Tornielli) Papa Francesco ha detto di considerare la misericordia “il messaggio più contundente del Signore”. E lo ha assunto come il motivo centrale del suo pontificato. Dal momento dell’elezione fino ad oggi il Papa proclama il valore liberatore di quel gesto con cui Dio prende su di sé la nostra miseria e lo addita a misura di comportamento del rapporto dell’uomo con l’uomo, dell’uomo con il creato, dei popoli tra di loro. Lo ha notato anche Papa Benedetto XVI che ha visto nella misericordia “L’unica vera e ultima reazione efficace contro la potenza del male”. “Solo lì, dove c’è misericordia, finisce la crudeltà, finisce il male e la violenza” ha detto il Papa emerito in un dialogo con il suo intervistatore, il gesuita belga Jacques Servais, aggiungendo di considerare un vero e proprio “segno dei tempi” il fatto che l’idea della misericordia di Dio diventi sempre più centrale e dominante – a partire da suor Faustina, le cui visioni in vario modo riflettono in profondità l’immagine di Dio propria dell’uomo di oggi e il suo desiderio della bontà divina. Papa Giovanni Paolo II era profondamente impregnato da tale impulso, anche se ciò non sempre emergeva in modo esplicito” [Benedetto XVI a Jacques Servais, 16 marzo 2016].

Cosa vuol dire che la misericordia è l’unica cosa che per davvero vince il male e lo fa retrocedere?

Zaccheo che dichiara di voler restituire quello di cui si è appropriato ingiustamente e di voler rendere quattro volte di più a chi fosse stato danneggiato in qualche modo dal suo comportamento compie una azione rilevante dal punto di vista sociale. Intraprende non solo un atto di giustizia riparatoria perché ammette che le sue ricchezze non sono del tutto legittime, ma usa una misura diversa di giustizia. “È la misericordia quello che ci muove verso Dio, mentre la giustizia ci spaventa al suo cospetto” ha osservato Benedetto XVI con grandissimo acume. Per questo Papa Francesco può dire che “il perdono è la base di qualunque progetto di società futura più giusta e solidale”. Il perdono avvicina e fa sentire l’altro come prossimo, legato in qualche modo a me, rende cioè possibile una solidarietà che altrimenti sarebbe ben difficile.

Dove c’è misericordia c’è un punto di contestazione dell’egoismo, dell’affermazione di sé, una barriera al dilagare dell’intolleranza e della violenza, ma anche un principio attivo di riconciliazione. La misericordia accetta che non io ma un altro è il principio ordinatore del mondo. La misericordia comincia con Dio che fa essere l’uomo ed ha misericordia di lui e continua con l’uomo che imita il comportamento del Signore perché ne sperimenta i benefici anche nella sua vita collettiva, organizzata in società. In questo senso la misericordia è un atteggiamento profondamente sociale. Basta ripassare il Padre nostro e si può vedere che tutta la preghiera di Gesù è scandita dalla richiesta che venga un regno di intendimento, di pace, di dialogo, di comprensione.

In questi tempi difficili su scala planetaria abbiamo potuto vedere nei fatti, anche clamorosamente, i benefici sociali della ricerca di una intesa come la concepisce il Papa. Sul piano internazionale abbiamo visto muri di inimicizia consolidati da decenni, e che parevano inamovibili come nel caso di Stati Uniti e Cuba, li abbiamo visti sciogliersi e aprire prospettive nuove di collaborazione e dunque sviluppo. Anche a livello ecumenico intendimento, pace, dialogo e comprensione hanno permesso di compiere passi in avanti inimmaginabili per secoli, come tanto desiderava San Leopoldo Mandic già che con gli ortodossi si è potuta sottoscrivere una importantissima dichiarazione.